Chiesa Madre – Dipinto olio su tela – Ignoto – L’Angelo custode
Chiesa Madre – Dipinto olio su tela – Ignoto – Presentazione di Gesù al Tempio
Chiesa Madre – Dipinto olio su tela – Ignoto – Santa Maria degli Agonizzanti – 1648
Chiesa Madre – Dipinto olio su tela – Matteo Sammarco – L’ultima cena
Chiesa Madre – Dipinto olio su tela – Le anime del Purgatorio
Chiesa Madre – Dipinto olio su tela – Ignoto – L’Annunciazione
Chiesa Madre – Dipinto su lavagna – Ignoto – Madonna delle Grazie – 1623
Chiesa Madre – Statua in cartapesta – Ecce Homo – Ignoto – XVII secolo
Chiesa Madre – Statua in legno – Ignoto – Crocifisso
Chiesa Madre – Statua in legno e mistura – Ignoto – San Sebastiano – XVI secolo
Chiesa Madre – Statua in legno – San Rocco – Cosimo La Russa – 1604
Chiesa Madre – San Pietro – Ignoto di scuola gaginiana – XVI secolo
Chiesa Madre – Madonna delle Grazie – Ignoto di scuola gaginiana – XVI secolo
Chiesa San Filippo – Gruppo ligneo – La Crocifissione – Giuseppe Farullo – 1630
Chiesa San Filippo – Statua in legno – Immacolata – Pietro Mignosi – 1855
Chiesa San Filippo – Statua in legno – San Filippo – Ignoto – XVI secolo
Chiesa San Filippo – Statua in legno – San Giacomo – Ignoto – XVI secolo
Il sarcofago è stato trasportato a Sclafani Bagni dopo la distruzione di Imera, forse acquistato dai conti di Sclafani, era dapprima collocato nel castello e serviva a conservare le ossa dei signori di Sclafani. Le figure scolpite rappresentano un baccanale: baccanti armati di tirso, fauni ebbri, ballano attorno alle are dove risplende il fuoco dei sacrifizii.
ANTIQUIORUM SCLAPHANI INVICTISSIMIHYMERAE PROPUGNACULI, COMITU HIC OSSA MANENT, QUAE CUM SEPULCRO HUC A CASTRO FUERUNT TRANSLATA
QUI RIMANGONO LE OSSA DEGLI ANTICHI SIGNORI DI SCLAFANI, INVINCIBILI DIFENSORI DI IMERA, CHE CON IL SEPOLCRO FURONO QUI TRASPORTATI DALLA FORTEZZA
L’organo di Antonino La Valle
“Die VI aprilis XIII Inditionis 161ó Magister Antonius ( sic ) la Valli civis panhormi hic sclafani repertar m.n.c. coroni nobis spante se obligavit et obligat R.do Don Sebastiano La Chiana vicario et canonico sclafani m.n.c. presenti et stipulanti pro usu et commoditate et decoro venerabilis maioris ecclesie eiusdam terre ci lacere unum organum bene et diligenter tic magistrabiliter.. etc”.
Nella gloriosa storia della Chiesa Madre di Sclafani Bagni entra dunque uno degli organari siciliani più illustri: Antonino La Valle. Questi, figlio del celebre Raffaele La Valle, fu uno dei più rinomati organari di Sicilia del XVII ed autore di un buon numero di organi fra cui quello in cornu evangelii della Cattedrale di Cefalù (1614), della Chiesa di Caltavuturo (1619) e della Chiesa Madre di Collesano (1626).
Il La Valle doveva essere fortemente desiderato dal Rev. Don Sebastiano La Chiana per accettare quest’ultimo un clausola di contratto estremamente rischiosa: ” … Processit ex parto che detto rev. Vicario a suo risico e lariana et a sai spiri si debiti far portare detto organo dalla detta città di Palermo in questa terra et non altrimenti… “. Il trasporto dell’organo da Palermo a Sclafani, quindi, fu a rischio e, pericolo del committente e, a quei tempi, i viaggi erano tutt’altro che sicuri. In più “…esso rev.do Vicario ci debbia dare gratis al detto mastro Antonino cavalcatura dalla detta città di Palermo in questa terra e da questa terra in detta città et domentre stana in questa terra per spedire detto organo bene assettarlo ci debbia pure dare vitto cui posata gratis et non aliter … (3). Le richieste del La Valle sembrano da “prima donna” ma vennero comunque accettate. Ne venne fuori un organo straordinario: innanzitutto per la bellezza della cassa, per la purezza sonora e per l’equilibrio fonico tra strumento ed ambiente che lo ospita. Nell’atto si stabilisce che l’organo deve essere di dieci palmi (la canna più grande, cioè, deve corrispondere al moderno 8 piedi) con le canne di facciata di stagno e tutte le altre di piombo; la cassa deve essere conformata “cum archis, pilastri et pilagustis et coni tilaris et partir de lignamine” e con “la forma prout ad presens est organus venerabilis ecclesie santi Nicolai della causa de urbis panhormi”(5). Il costo dello strumento è fissato nella notevole cifra di centoquindici onze con pagamento in tre rate(6). Il 6 maggio 1620, il pittore Antonio Salamone da Nicosia si impegna a decorare tutto l’organo ed a dipingere quattro figure in olio negli spor-telli della cassa: nella parte interna L’Annunciazione, all’esterno gli Apostoli Pietro e Paolo, “sopra li tastami la Imagini del profeta Re David”.
Come diversi altri strumenti di Sicilia, l’organo di Antonino La Valle venne sottoposto a manutenzione straordinaria nel 1772 da Giacomo Andronico, uno dei massimi originari del suo tempo, particolarmente esperto degli strumenti del La Val¬le. I nomi di Giacomo Andronico e di Raffaele ed Antonino La Valle si incrociano spesso nella storia organaria siciliana: molti strumenti dei La Valle sono stati re¬staurati ed ampliati da Giacomo Andronico al punto che quest’ultimo può essere oggi considerato uno degli “interpreti” migliori dell’arte dei La Valle, esperienza poi con¬fluita negli organi costruiti di sana pianta dall’Andronico stesso. L’organo dell’An¬nunziata di Isnello è un altro esempio madonita della “staffetta” Antonino La Valle (1625)- Giacomo Andronico (1765).
L’intervento di Andronico, pur apportando delle ovvie modifiche all’impianto fonico dettate dal gusto del tempo, è rispettoso della concezione fonica dello strumento che ne risulta, quindi, ampliata; un intervento riconducibile al secolo scorso, invece, ha “stravolto” l’organo scollegando le file di Ripieno, sopprimendo la XXIX in favore di un registro violeggiante, mutilando le canne di Ottava per utilizzarle come Ottavino, normalizzando il corista a 440 Hz e modificando i comandi di registrazione. Il recente restauro della Fabbrica Artigiana di Organi PINCHI di Foligno ha riportato la situazione originaria mantenendo le modifiche di Giacomo Andronico perché ritenute giustamente di grande valore artistico e documentario. Prima dello smontaggio l’organo si presentava in condizioni pessime ed ovviamente non era suonabile. La facciata si presentava gravemente colpita dal cancro dello stagno, problema che con tutta probabilità si era manifestato già da decenni. Il materiale fonico mostrava una consistenza complessiva del 70% circa, compreso ovviamente il materiale non originale. Le parti lignee si presentavano malconce, soprattutto il cavallo mostrava una incurvatura notevole. La presenza del tarlo si manifestava principalmente in coda al somiere, nella parte cioè che ospita i raddoppi di Principale, completamente ridotta a spugna. Le restanti parti del somiere risultavano eccellenti per materiali e fattura. I mantici originali mancavano, essendo stati sostituiti con un mantice a lanterna che è stato lasciato sul posto, così come la tastiera e la pedaliera recenziori. La tastiera, la pedaliera e i mantici sono stati ricostruiti sui modelli degli organi del Duomo di Cefalù, di giusta proporzione.
Tutti gli studiosi degli organi storici italiani concordano nel ritenere l’arte organaria siciliana estremamente conservatrice rispetto alle altre regioni italiane. Ciò è di grande interesse per gli organisti e gli studiosi perché alcuni organi seicenteschi. fra cui proprio questo di Sclafani, hanno caratteristiche molto arcaiche e affascinanti ed è ancora più incredibile constatare come gli interventi settecenteschi non hanno modificato la qualità del suono originale. La sonorità dell’organo di Sclafani è un “tuffo” nel passato, quando le sonorità erano molto austere, a volte diafane, molto lontane dall’enfasi degli organi costruiti a partire dal XIX secolo. Grazie al tempera¬mento del “tono medio” con 114 di comma sintonico, si potrà gustare il repertorio rinascimentale e barocco nella sua pienezza; sia l’organista che gli ascoltatori potranno immergersi nel mistero che le suggestive navate della chiesa madre di Sclafani evocano.
Dott. M.° Diego Cannizzaro
1 Devo alla cortesia di Rosario Termotto la possibilità di riportare qui stralci dell’atto attualmente conservato presso l’Archivio di Stato di Termini Imerese , notaio Matteo De Natali volume 12646 anno 1614/15 . c.206 v e seguenti.
2 A.S.T.I, cit.
3 A.S.T.I, cit.
4 A.S.T.I, cit.
5 A.S.T.I, cit., trattasi della chiesta di San Nicolò alla Balsa in Palermo.
6 Cfr. ROSARIO TERMOTTO. Sclafani Bagni, 2003, pagg. 86 – 87.
7 Cfr. ROSARIO TERMOTTO. ibidem
Scheda tecnica dell’organo
Località: Sclafani Bagni.
Edificio: Chiesa di S. Maria Assunta
Autore: Antonino La Valle
Ubicazione: In cantoria sopra la porta d’ingresso.
Cassa e prospetto: Cassa lignea indipendente dalla parete, collegata soltanto da travetti murati nella parete. Il prospetto è a 5 campate maggiori e tre ordini (li organetti muti con canne di legno dipinte, corrispondenti alle, tre campate maggiori centrali.
Canne di Facciata: 33 canne in stagno al 99% disposte in 5 campale a cuspide (5+7+9+7+5). Le bocche sono allineate ed i labbri superiori sono a perdere, cioè senza tracciatura. La canna n.°3 è interna e trova alloggio dietro la seconda parasta da destra.
Tastiera: una tastiera di 45 note (Do 1 — Do 5) scavezza, ricostruita secondo i modelli La Valle rilevati dall’organo del 1614 (lei Duomo di Cefalù. Tasti diatonici in ebano e cromatico in bosso nostrano. Modiglioni ripresi come sopra.
Pedaliera: ricostruita alla spagnola/siciliana con pedali sporgenti in noce. come da modelli coevi dell’autore, di 8 note i Do 1 —Si 1) scavezza.
Ubicazione comandi: a destra della tastiera su due colonne di tiranti a pomelli. 1 pomelli in noce ed i tondini in legno di castagna sono stati ricostruiti secondo i modelli del- l’organo (lei Duomo di Cefalù. I precedenti erano di foggia e fattura difforme dagli originali e riconducibili ad epoca ottocentesca. Anche i cartellini sono stati ricostruiti, essendo i precedenti di fattura recenziore e non attinente alla recuperata disposizione fonica. Il pomello del Ripieno che raggruppa le file dalla XIX alla XXIX. si trova a destra della colonna principale.
Registri: colonna di sinistra
1. Principale I
2. Principale II (dal Do 2)
3. Voce Emana (crescente, dal Do 3)
4. Flauto in VIII (dal Do 2)
5. Ottava
6. Decimaquinta
7. Cornetto (XlI — XV — XVII dal Do 3)
colonna di destra
Ripieno (XIX — XXII — XXVI — XXIX)
Manticeria: due mantici a cuneo azionabili tramite stanghe, ricostruiti secondo modelli La Vallee ricollocati a destra della cassa. L’organo è stato anche dotato di elettroventilatore. In origine i mantici dovevano essere tre, come indicato dal contratto recentemente pubblicato dal Prof. Termotto. In futuro sarà sempre possibile ricostruire il terzo mantice. Pressione ripristinata tramite mattoni in 38,7 mm in colonna d’acqua tenendo conto delle geometrie delle canne intatte.
Tipo di meccanica: meccanica di tipo sospeso per la tastiera e tramite fettucce di cotone per la pedaliera. La tavola di riduzione presenta rulli in pino con palettine in ferro e blocchi per i perni di faggio. E’ presente la numerazione originale ad inchiostro sulla tavola e rulli. La trasmissione dei registri è originale, è stata reintegrata la parte relativa al Cornetto ed al Ripieno modificati in epoca recenziore. L’inserimento di registri avviene allo spingere dei pomelli ed all’uscire della stecca dal somiere.
Crivello: ricostruito a tavola con sostegni in legno di pioppo.
Numero e tipo dei somieri: somiere maestro in noce ricavato da tavola unica, così come la coperta. Segreta chiusa da tre ante tramite naselli in ferro. Sono presenti 50 ventilabri (45 + 5 di raddoppio al Principale D. Guide laterali in ottone originali e molle ricostruite in ottone. Apertura dei ventilabri verticale. I canali di raddoppio al Principale I, dal Do 1 al Sol 1, sono sempre funzionanti, mentre i fori del Principale I corrispondenti alle note che vanno dal La 1 al Si 1 sono allargati per consentire sempre l’utilizzo del¬le note di 8′. La stecca di “Voce Umana” ha 32 fori (25 Voce Umana e 7 ad asola per l’Ottava) e quella di Flauto 38 (37 +1 ad asola per l’Ottava). La stecca del Cornetto ha 75 fori con estensione di 25 note (Do 3 — Do 5). Tutte le altre stecche hanno 45 fori. Una porzione in coda al somiere e corrispondente ai raddoppi è stata reintegrata in quanto corrosa dai parassiti xilofagi.
N.° stecche: 11 Ordine: Principale, Principale II. Voce Umana, Flauto in VIII, Otta¬va, XV, XIX, XXII, XXVI, XXIX, Cornetto XII-XV-XVII
Iscrizioni: nel cavallo originale, sulla trave frontale di appoggio del somiere maestro, faccia interna, si trova cartiglio manoscritto: “Magister Antoninus La Valle Panormitanus, fecit hoc / organurn dei 18 iunii 1615 et hoc fecit pro / gloriam Dei”.
Sulla prima canna di legno è stata rinvenuta una scritta graffita orinai illeggibile da un’abrasione intenzionale, dalla quale tuttavia si evincono elementi frammentari “…pa¬norrnitanus … 1615”. Di seguito a questa scritta si trova la firma di Giacomo Andronico, sempre graffita. Sotto il fondo del somiere maestro si trova scritta incisa a fuoco: “1772 Giacomo Andronico”.
Stato del manufatto: l’organo è stato restaurato nel 2003, ultimato nel mese di luglio. dalla Fabbrica Artigiana di Organi PINCHI di Foligno.
Note: Accordatura: La 422,6 Hz a 26,7°
Temperamento: Tono medio 1/4 di comma sintonico
Pressione: 38,7 mm in colonna d’acqua.
Rilevatore: Andrea Pinchi.
Pagina aggiornata il 10/10/2024